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L'arte gotica in Italia. Basilica di S. Francesco ad Assisi.

La verticalità è una delle caratteristiche che ci permette di riconoscere un edificio in stile gotico, fra le tante architetture presenti in Italia, poiché si innalza verso l' alto quasi a voler sfidare il cielo. Contrariamente all'architettura romana e romanica, quella gotica appare estremamente agile, traforata, aerea e leggera.  Le chiese gotiche sono solitamente a tre navate e precedute da un portico, dotate di un profondo e corto transetto su cui si erge un lungo coro, in genere circondato da uno o più deambulatori percorribili, dai quali a sua volta si accede alle cappelle disposte attorno all'abside.  La prima architettura gotica italiana nasce dall'unione delle forme francesi a opera dei monaci cirstercensi. Il Gotico italiano, a dispetto di quello francese, tende ad equilibrare le superfici vuote e piene, conservando la muratura che fa da sostegno.  Il primo edificio con tali caratteristiche è la Basilica di S. Francesco ad Assisi, iniziata nel 1228
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L'arte gotica in Italia. Firenze e la Cattedrale di S. Maria del Fiore.

Il Trecento è un secolo segnato da guerre, epidemie, peste nera e rivolgimenti sociali.  Fu proprio in questi anni che si formò una nuova classe sociale desiderosa di assumere il controllo della città e ottenere un giro d'affari vantaggioso. Per venir incontro a queste necessità, nell'Italia settentrionale, nacquero i primi Comuni liberi, guidati da famiglie borghesi e gestiti nel solo interesse della classe sociale di appartenenza.  A questo seguì il malcontento del popolo, secondo il quale diede vita a feroci guerre civili che finirono con il portare quasi tutti i Comuni a trasformarsi in Signorie/Principati il cui potere era destinato ad una sola famiglia.  Diversa, però, fu la situazione del Regno di Napoli poiché la centralità del potere era nelle mani dello stato, e la concezione feudale della proprietà terriera in mano a poche famiglie nobili, fedeli al re.  Si assistette, per la prima volta in Italia, ad un'attività edilizia senza precedenti: infatti, i var

Valentine de Saint Point e l' arte futurista.

Filippo Tommaso   Marinetti, fondatore del movimento Futurista, il 20 febbraio 1909 pubblicò a Parigi il primo manifesto futurista sul quotidiano Le Figaro.  Parigi, città decantata dai più grandi artisti del 900', evidenzio' come lo stesso Marinetti abbia pubblicato il manifesto in Francia, perchè l 'Italia, nonostante l'alone di progresso che la accompagnava, era legata a forme d'arte classiche che non lasciavano spazio alla nascita di un nuovo movimento. Il futurismo promulgava il disprezzo per la donna, per il romanticismo esasperato e il chiaro di luna. L'amore era considerato come una semplice e pura un'invenzione dei poeti. Glorificavano la guerra come sola igiene del mondo. Miravano alla distruzione dei musei, delle biblioteche e delle accademie di ogni specie, pensate come "cimitero" dell'arte. Bisognava l iberare l'Italia dalla cancrena di professori, ciceroni, archeologi ed antiquari che la rivestivano.  Fu proprio a ridoss

Modigliani e la Parigi del 900'

Amedeo Modigliani rivestì in pieno la figura dell'artista maledetto, un uomo che si spinse sino all'estremo e che visse nella più completa povertà, incompreso da tutti e con l'unico scopo di ribellarsi alla società attraverso uno stile di vita provocatorio e autodistruttivo. L'uso di droghe ed alcol, allora comuni tra gli artisti, e la salute cagionevole non lo aiutò molto, ed è proprio da questi punti che prese forma  il mito di Modigliani, conosciuto come un'artista in bilico tra genio e follia, la vita e la morte.  Tuttavia era proprio in questi momenti che la sua poetica prese forma e la pennellata diventò sempre più espressiva. Modì arrivò a Parigi si svestì dei panni borghesi. Iniziò la sua vita parigina con indosso un completo di velluto marrone a coste, un panciotto intonato e una camicia aperta sul collo ornata da un fazzoletto rosso.  Tutto ciò si rivelò solo apparentemente casuale: Picasso ricorda  "C'è un solo uomo a Parigi che sa ve

La donna in Modigliani

Si racconta che durante un festino a base di oppio il pittore balzato d'un tratto in piedi e afferrato un blocco di carta, iniziò a tracciare febbrilmente dei segni esclamando  - Ho trovato la mia strada! -  quei segni componevano una testa di donna dalla forma allungata, leggermente reclina e dal lungo collo di cigno. Modigliani fu un grande amante, amava le donne e ne ebbe molte, e ognuna di queste donne fu immortalata nei suoi quadri. Misteriose e malinconiche si presentano "teneramente" come graziose creature dal volto minuto, il collo lungo e gli occhi a mandorla. Radiose furono da lui raccontate nei momenti di quotidianità, in cui ne scolpì ogni dettaglio e lo spazio intorno apparve sin dall'inizio  come un mero pretesto per farle risplendere. La donna, nelle opere di Modigliani, domina l'intera composizione colta in momenti di debolezza e proprio come in Dante, rappresenta l'unico appiglio che lo guidi verso la fede, una donna pura e raggiante il cui